L'importanza del ridere anche senza motivo

A volte viene affermato che la qualità della risata naturale, rispetto a quella indotta, sia diversa.  È una affermazione imprecisa:    la qualità della risata è la medesima in entrambi i casi, e l'unica differenza può consistere nel grado di intensità.
Secondo gli studi condotti dalla psicoterapeuta Annette Goodheart, la risata indotta artificialmente viene interpretata dal corpo come reale, stimolando la produzione di molecole della felicità, che vanno a raggiungere i trilioni di cellule dell’organismo, stabilizzando il sistema ormonale e rafforzando quello immunitario.
Due psicologi della Università della California, Paul Ekman e Robert Levenson,sono arrivati alla conclusione che il detto anglosassone Put on a happy face (indossa una faccia felice) può portare a dei risultati straordinari.   La loro ricerca scientifica ha dimostrato che le espressioni facciali non sono soltanto un effetto degli stati emozionali, ma possono esserne anche la causa.   Ekman e Levenson hanno dimostrato che il movimento crea l’emozione e che l’emozione crea il movimento.
Quando ci si comporta come una persona felice, a lungo andare, ci si sente felici.  Singolarmente non è facile comportarsi come una persona felice, mentre in gruppo questo diventa più naturale.  È quello che succede esattamente durante una sessione della risata.   Ci si comporta come se fossimo felici fino a quando la chimica del nostro organismo ci rende felici.
Il libro di Norman Cousins, (“La volontà di guarire.  Anatomia di una malattia”), spiega la proprietà taumaturgica delle risate.   Il dott. Paul Ekman è dell’opinione che, attualmente, non siamo ancora in grado di stabilire con esattezza dove sono situati e quanti sono i centri del piacere che vengono stimolati dal ridere, ma afferma che le ricerche hanno evidenziato una sorta di corsi preferenziale che porta alla generazione di queste emozioni.   Il dott. Ekman ha identificato 18 tipi di sorrisi, ognuno dei quali viene attivato da gruppi di muscoli differenti.   Inoltre, ha scoperto che un sorriso annoiato, un sorriso cinico o un sorriso basato sulle umiliazioni subite da altri, non migliorano l'umore.
C’è soltanto un sorriso che attiva il centro della felicità nel cervello ed è il Sorriso Duchenne”, (così chiamato dal nome del neurologo francese Guillaume Benjamin Amand Duchenne, 1806-1875) che per anni ha studiato i muscoli facciali coinvolti nel sorriso.  In base agli studi compiuti, ha dimostrato che quando le labbra si inarcano leggermente in su e si formano delle borse sotto gli occhi, si registra una maggiore attività nella regione corticale della parte sinistra anteriore del cervello, area in cui si trovano i centri delle emozioni felici.
In sintesi, ha dimostrato che anche un sorriso indotto può stimolare questi centri, attivando la felicità!
Di rilievo anche il lavoro del dott. Dale Anderson, medico americano che partecipa al progetto “ACT NOW” in Minnesota.   Il dott. Dale propone, nei suoi workshop, un esercizio molto interessante dove viene chiesto ad ogni partecipante di tenere una penna tra i denti e scrivere un paio di parole su di un foglio.  Dato che l’espressione facciale che si struttura nel tenere la penna tra i denti somiglia ad un sorriso, vengono prodotte delle “risposte chimiche” nel cervello, collegate ai centri della felicità, che creano una sensazione positiva. Mentre, quando lo stesso esercizio viene effettuato tenendo la penna tra le labbra e l’espressione del viso strutturata somiglia ad una espressione triste, la persona inizia a deprimersi.